martedì 9 ottobre 2012

IL SEVESO E LA METROPOLITANA: AMICI O NEMICI?



Inizio questo post con una mappa – aggiornata al solito dal sig. Brusa - che mostra la distribuzione delle zone di esondazione del Seveso. Si vede come la fermata di piazzale Istria della linea metropolitana M5 si trovi nell’area di massimo rischio. Non è l’unica che potrebbe essere interessata dalle conseguenze delle piene del fiume; sicché la figura suggerisce una domanda spontanea: cosa potrebbe accadere a questo essenziale mezzo di trasporto in caso di piogge eccezionali?




Al peggio, come si suole dire, non vi è mai limite; ma serietà impone di evitare di abbandonarsi qui a inutili catastrofismi. Tuttavia una risposta a questo interrogativo - seppure parziale e a lieto fine (se con questo si intendono soltanto danni alle persone) -  l’abbiamo già. Si trova in un documento, dall’innocuo aspetto “promozionale”, disponibile in rete all’indirizzo
Esso è stato edito da una società di dewatering (ITT Water & Wastewater); vi si narra un intervento risolutivo effettuato in occasione dell’esondazione del 18 settembre 2010, e vale la pena riportarne il testo per intero.


Premessa
Sono anni che le esondazioni del Seveso sono all’onore delle cronache milanesi e lombarde. L’intensa urbanizzazione dell’area periferica a Nord del capoluogo, mai fermatasi negli ultimi quarant’anni, ha di fatto forzato le acque piovane a confluire nei corsi d’acqua dell’area tra cui l’ormai famigerato Seveso. Ovviamente il corso d’acqua non ha colpa alcuna perché, come troppo spesso accade, è stato l’essere umano a modificare l’assetto idrogeologico dell’area senza un progetto coerente, ma soprattutto senza ragionare sin dagli anni Sessanta a quali volumi di acqua sarebbero dovuti transitare sotto il tessuto urbano milanese.
Ad oggi le note esondazioni, che si ripetono sotto agli occhi di una incredula Madonnina nelle aree di Niguarda, piazzale Istria e viale Zara, sono soprattutto causate dalla tratta del corso d’acqua che è stata interrata sotto la metropoli perché ha una portata di soli 45 metri cubi al secondo e arriva troppo presto al suo limite massimo. Di conseguenza all’ingresso di questo tunnel l’acqua cerca strade alternative, come è avvenuto lo scorso settembre quando ha guadagnato anche i tunnel della Linea 3 della Metropolitana Milanese gestita dall’Azienda Trasporti Milanesi.
Tallone d’Achille della Linea 3, sono stati gli attigui cantieri della Linea 5 gestiti da Metropolitana Milanese (ATM li prenderà in gestione a lavori ultimati) che la forza della natura ha trasformato in bacino di raccolta di buona parte delle acque esondate. L’allagamento della Linea Gialla è stato infatti conseguente il cedimento di una paratia in muratura realizzata a Zara per chiudere il futuro punto di collegamento pedonale tra la Linea 3 e la 5. ATM si è quindi trovata a gestire un imprevisto senza precedenti storici, quindi un’emergenza, la sera del 18 settembre 2010. Alberto Zorzan, direttore ingegneria rotabili di ATM, ci ha spiegato come l’Azienda ha gestito la situazione e quanto siano stati importanti la consulenza e l’operato di dewatering della ITT Water & Wastewater, la mano d’opera dei Vigili del Fuoco e la determinazione e il lavorare in sinergia di tutta l’ATM.
L’imprevisto
Secondo il monitoraggio della Protezione Civile lo scorso 18 settembre 2010 l’esondazione del Seveso è cominciata alle 16 a Nord di Milano e ha raggiunto la città alle 19. Nella stazione Zara della Linea 3 l’acqua ha iniziato a infiltrarsi dall’attiguo cantiere M5 alle 20.30 e non vi è stato modo di fermarla quando verso le 22 ha ceduto una paratia in muratura realizzata per chiudere il futuro punto di interscambio tra la Linea 3 e la 5. Si è poi scoperto che, a causa dello smottamento di un terreno prossimo al cantiere M5 lungo viale Zara, anche una tubazione dell’acquedotto in calcestruzzo ha ceduto immettendo ulteriore acqua nell’area dei lavori, quindi nelle canne della Linea Gialla. In poche ore sono state raggiunte dall’acqua anche le fermate di Sondrio e Stazione Centrale rendendo Maciachini irraggiungibile.




L’analisi del problema
Grazie alle previsioni meteo, sabato 18 settembre la Protezione Civile era operativa nell’area Nord della città per monitorare e gestire un’esondazione del Seveso come ce ne sono state tante (le due precedenti sono state nel 2010, ndr). Questo preallarme ha permesso tempestività d’intervento da parte del Servizio Nazionale, unitamente ai Vigili del Fuoco, non appena l’ATM ha lanciato l’allarme.
Dopo diverse ore di lavoro ininterrotto da parte degli uomini ATM e delle suddette forze dell’ordine, i vertici ATM hanno constatato che le pompe autoadescanti alimentate da motori a gasolio in dotazione alla Protezione Civile e ai Vigili del Fuoco non avevano prestazioni sufficienti per fare rientrare l’emergenza in tempi brevi (tra i tempi di evacuazione acqua e ripristino si è temuto di dovere tenere chiusa la Linea Gialla tra Stazione Centrale e Maciachini per circa due mesi) e che i fumi dei gas di scarico prodotti da queste rendevano l’ambiente di lavoro sotterraneo proibitivo arrivando fino alla parte di linea 3 ancora in esercizio, costringendo i Vigili del Fuoco a vietare l’accesso all’area di cantiere.
La soluzione con ITT Water & Wastewater
Nella giornata di domenica 19 settembre una commissione tecnico-operativa guidata da ATM ha cercato una soluzione efficace quanto affidabile e, dopo avere contattato diverse aziende operative in Italia, ha valutato la possibilità di fare intervenire la ITT Water & Wastewater.
Detto, fatto. Il lunedì mattina Massimo Ferrari (Reparto dewatering) e Paolo Villa (Filiale di Milano) della ITT Water & Wastewater Italia, ha preso parte a una riunione operativa presso l’area dell’emergenza per definire il piano operativo. Ferrari ha consigliato all’azienda l’utilizzo di pompe sommergibili elettriche trifase e in poche ore ne ha rese disponibili ben 16 sulla piazza di Milano con 430 metri di tubazioni. Arrivate pompe e tubazioni, la squadra della ITT, con l’aiuto degli uomini ATM e dei Vigili del Fuoco, le ha posizionate mentre la A2A allestiva linee elettriche trifase d’emergenza in via Copernico, in via Restelli e presso la stazione di Zara: i tre punti in cui sono state collocate le pompe. Già lunedì si è iniziato a pompare acqua dai tunnel della Linea 3 alla rete fognaria urbana e in meno di 96 ore sono stati pompati 150.000 metri cubi d’acqua senza che nessuna pompa fornita a noleggio dalla ITT Water & Wastewater desse problemi.


La riapertura della linea 3
Una volta liberate le fermate della Linea Gialla dall’acqua, i Vigili del Fuoco e i professori Pier Giorgio Malerba e Giorgio Diana del Politecnico di Milano hanno verificato che le strutture non fossero state danneggiate. Una volta ottenuto il via libera, l’ATM ha provveduto a ripristinare la funzionalità delle stazioni lavorando notte e giorno per sostituire gli elementi danneggiati, come per esempio: 50 chilometri di cavi, 2.000 lampade fluorescenti, 100 plafoniere, 35 motori delle scale mobili, i motori degli impianti di ventilazione dei tunnel delle stazioni dall’allagamento, 36 chilometri di cavi di telecomunicazione, oltre a decine di cabine elettriche e dozzine di arredi, insegne, indicazioni, suppellettili… Mercoledì 22 settembre è stata riaperta la fermata Stazione Centrale, la mattina del lunedì 27 settembre, a 9 giorni dalla calamità, la Linea Gialla ha ripreso a correre sulle rotaie fino al capolinea di Maciachini e ritorno e alle ore 17 dello stesso giorno è stata riaperta al pubblico. Il 7 ottobre sono poi tornati a regime regolare anche le linee tranviarie 5, 7 e 31 interrotte anch’esse il 18 settembre. Per ottenere questi risultati ATM ha coinvolto 500 persone: 200 per gestire l’emergenza e 300 per garantire i servizi sostitutivi alle linee in crisi con mezzi di superficie. A fine novembre l’Azienda non ha ancora elementi concreti per fare una stima dei danni subiti: si parla di decine di milioni di euro.

Dunque: per un evento che purtroppo si insiste a definire “calamità”, come se fosse determinato semplicemente dal caso o dalla mano divina a seconda dei punti di vista, l’acqua del Seveso ha invaso la Linea 3 sino alle fermate di Sondrio e Stazione Centrale, e sono occorsi ben 9 giorni perché potesse riprendere a funzionare regolarmente. Nel settembre 2010 la Linea 5 non era ancora entrata in funzione; se teniamo conto che in viale Zara essa discende per transitare sotto alla Linea 3, si comprende bene la necessità – alla quale il blog di CCM intende dare voce – di ottenere un quadro chiaro della situazione, una descrizione realistica dei rischi connessi, dei modi in cui questi possono essere affrontati e, più in generale, delle soluzioni che l’Amministrazione ha allo studio per risolvere questo grave problema.
Nel documento che ho diffusamente citato vi è infine un grafico sorprendente, almeno per un cittadino evidentemente poco informato come me:



Di qui si vede che il corso sotterraneo del Seveso in corrispondenza di via Restelli si abbassa sino a 26 mt dal livello stradale, per poi risalire. Se parliamo di fluidi in senso stretto, questo non costituisce manifestamente un problema. Tuttavia non è azzardato supporre che, soprattutto in tempo di piena, le acque del Seveso non si possano definire esattamente incontaminate; ma che trasportino con sé detriti con superiore peso specifico, i quali molto probabilmente finiranno per depositarsi – accumulandosi – sul fondo della sella. Ben inteso: se così stanno effettivamente le cose, e la strozzatura di fatto si restringe ulteriormente, sorge allora un’altra domanda spontanea: con quali mezzi e tecnologie è possibile mantenere sgombro il letto di un corso d’acqua a 26 mt di profondità in un’area completamente urbanizzata?

Nel prossimo post sentiremo quello che il sig.Brusa intende dirci sull’argomento “Seveso”.

Milano 11 ottobre 2012                                     Claudio Conti

Nessun commento:

Posta un commento