Inizio questo post con una mappa
– aggiornata al solito dal sig. Brusa - che mostra la distribuzione delle zone
di esondazione del Seveso. Si vede come la fermata di piazzale Istria della
linea metropolitana M5 si trovi nell’area di massimo rischio. Non è l’unica che
potrebbe essere interessata dalle conseguenze delle piene del fiume; sicché la
figura suggerisce una domanda spontanea: cosa potrebbe
accadere a questo essenziale mezzo di trasporto in caso di piogge eccezionali?
Al peggio, come si suole dire,
non vi è mai limite; ma serietà impone di evitare di abbandonarsi qui a
inutili catastrofismi. Tuttavia una risposta a questo interrogativo - seppure
parziale e a lieto fine (se con questo si intendono soltanto danni alle
persone) - l’abbiamo già. Si trova in un
documento, dall’innocuo aspetto “promozionale”, disponibile in rete
all’indirizzo
Esso è stato edito da una società
di dewatering (ITT Water &
Wastewater); vi si narra un intervento risolutivo effettuato in occasione
dell’esondazione del 18 settembre 2010, e vale la pena riportarne il testo per
intero.
Premessa
Sono anni che le esondazioni del Seveso sono all’onore delle cronache
milanesi e lombarde. L’intensa urbanizzazione dell’area periferica a Nord del
capoluogo, mai fermatasi negli ultimi quarant’anni, ha di fatto forzato le
acque piovane a confluire nei corsi d’acqua dell’area tra cui l’ormai
famigerato Seveso. Ovviamente il corso d’acqua non ha colpa alcuna perché, come
troppo spesso accade, è stato l’essere umano a modificare l’assetto
idrogeologico dell’area senza un progetto coerente, ma soprattutto senza
ragionare sin dagli anni Sessanta a quali volumi di acqua sarebbero dovuti
transitare sotto il tessuto urbano milanese.
Ad oggi le note esondazioni, che si ripetono sotto agli occhi di una
incredula Madonnina nelle aree di Niguarda, piazzale Istria e viale Zara, sono
soprattutto causate dalla tratta del corso d’acqua che è stata interrata sotto
la metropoli perché ha una portata di soli 45 metri cubi al secondo e arriva
troppo presto al suo limite massimo. Di conseguenza all’ingresso di questo
tunnel l’acqua cerca strade alternative, come è avvenuto lo scorso settembre
quando ha guadagnato anche i tunnel della Linea 3 della Metropolitana Milanese
gestita dall’Azienda Trasporti Milanesi.
Tallone d’Achille della Linea 3, sono stati gli attigui cantieri della
Linea 5 gestiti da Metropolitana Milanese (ATM li prenderà in gestione a lavori
ultimati) che la forza della natura ha trasformato in bacino di raccolta di
buona parte delle acque esondate. L’allagamento della Linea Gialla è stato
infatti conseguente il cedimento di una paratia in muratura realizzata a Zara
per chiudere il futuro punto di collegamento pedonale tra la Linea 3 e la 5.
ATM si è quindi trovata a gestire un imprevisto senza precedenti storici,
quindi un’emergenza, la sera del 18 settembre 2010. Alberto Zorzan, direttore
ingegneria rotabili di ATM, ci ha spiegato come l’Azienda ha gestito la
situazione e quanto siano stati importanti la consulenza e l’operato di dewatering
della ITT Water & Wastewater, la mano d’opera dei Vigili del Fuoco e la
determinazione e il lavorare in sinergia di tutta l’ATM.
L’imprevisto
Secondo il monitoraggio della Protezione Civile lo scorso 18 settembre
2010 l’esondazione del Seveso è cominciata alle 16 a Nord di Milano e ha
raggiunto la città alle 19. Nella stazione Zara della Linea 3 l’acqua ha
iniziato a infiltrarsi dall’attiguo cantiere M5 alle 20.30 e non vi è stato
modo di fermarla quando verso le 22 ha ceduto una paratia in muratura
realizzata per chiudere il futuro punto di interscambio tra la Linea 3 e la 5.
Si è poi scoperto che, a causa dello smottamento di un terreno prossimo al
cantiere M5 lungo viale Zara, anche una tubazione dell’acquedotto in
calcestruzzo ha ceduto immettendo ulteriore acqua nell’area dei lavori, quindi
nelle canne della Linea Gialla. In poche ore sono state raggiunte dall’acqua anche le
fermate di Sondrio e Stazione Centrale rendendo Maciachini irraggiungibile.
L’analisi del problema
Grazie alle previsioni meteo, sabato 18 settembre la Protezione Civile
era operativa nell’area Nord della città per monitorare e gestire
un’esondazione del Seveso come ce ne sono state tante (le due precedenti sono
state nel 2010, ndr). Questo preallarme ha permesso tempestività d’intervento
da parte del Servizio Nazionale, unitamente ai Vigili del Fuoco, non appena
l’ATM ha lanciato l’allarme.
Dopo diverse ore di lavoro ininterrotto da parte degli uomini ATM e
delle suddette forze dell’ordine, i vertici ATM hanno constatato che le pompe
autoadescanti alimentate da motori a gasolio in dotazione alla Protezione
Civile e ai Vigili del Fuoco non avevano prestazioni sufficienti per fare
rientrare l’emergenza in tempi brevi (tra i tempi di evacuazione acqua e ripristino
si è temuto di dovere tenere chiusa la Linea Gialla tra Stazione Centrale e
Maciachini per circa due mesi) e che i fumi dei gas di scarico prodotti da
queste rendevano l’ambiente di lavoro sotterraneo proibitivo arrivando fino
alla parte di linea 3 ancora in esercizio, costringendo i Vigili del Fuoco a
vietare l’accesso all’area di cantiere.
La soluzione con ITT Water & Wastewater
Nella giornata di domenica 19 settembre una commissione
tecnico-operativa guidata da ATM ha cercato una soluzione efficace quanto
affidabile e, dopo avere contattato diverse aziende operative in Italia, ha
valutato la possibilità di fare intervenire la ITT Water & Wastewater.
Detto, fatto. Il lunedì mattina Massimo Ferrari (Reparto dewatering) e
Paolo Villa (Filiale di Milano) della ITT Water & Wastewater Italia, ha
preso parte a una riunione operativa presso l’area dell’emergenza per definire
il piano operativo. Ferrari ha consigliato all’azienda l’utilizzo di pompe
sommergibili elettriche trifase e in poche ore ne ha rese disponibili ben 16
sulla piazza di Milano con 430 metri di tubazioni. Arrivate pompe e tubazioni,
la squadra della ITT, con l’aiuto degli uomini ATM e dei Vigili del Fuoco, le
ha posizionate mentre la A2A allestiva linee elettriche trifase d’emergenza in
via Copernico, in via Restelli e presso la stazione di Zara: i tre punti in cui
sono state collocate le pompe. Già lunedì si è iniziato a pompare acqua dai
tunnel della Linea 3 alla rete fognaria urbana e in meno di 96 ore sono stati
pompati 150.000 metri cubi d’acqua senza che nessuna pompa fornita a noleggio
dalla ITT Water & Wastewater desse problemi.
La riapertura della linea 3
Una volta liberate le fermate della Linea Gialla dall’acqua, i Vigili
del Fuoco e i professori Pier Giorgio Malerba e Giorgio Diana del Politecnico di
Milano hanno verificato che le strutture non fossero state danneggiate. Una
volta ottenuto il via libera, l’ATM ha provveduto a ripristinare la
funzionalità delle stazioni lavorando notte e giorno per sostituire gli
elementi danneggiati, come per esempio: 50 chilometri di cavi, 2.000 lampade fluorescenti, 100
plafoniere, 35 motori delle scale mobili, i motori degli impianti di
ventilazione dei tunnel delle stazioni dall’allagamento, 36 chilometri di cavi
di telecomunicazione, oltre a decine di cabine elettriche e dozzine di arredi,
insegne, indicazioni, suppellettili… Mercoledì 22 settembre è stata
riaperta la fermata Stazione Centrale, la mattina del lunedì 27 settembre, a 9 giorni dalla
calamità, la Linea Gialla ha ripreso a correre sulle rotaie fino al
capolinea di Maciachini e ritorno e alle ore 17 dello stesso giorno è stata
riaperta al pubblico. Il 7 ottobre sono poi tornati a regime regolare anche le
linee tranviarie 5, 7 e 31 interrotte anch’esse il 18 settembre. Per ottenere
questi risultati ATM ha coinvolto 500 persone: 200 per gestire l’emergenza e
300 per garantire i servizi sostitutivi alle linee in crisi con mezzi di
superficie. A fine novembre l’Azienda non ha ancora elementi concreti per fare una
stima dei danni subiti: si parla di decine di milioni di euro.
Dunque: per un evento che
purtroppo si insiste a definire “calamità”, come se fosse determinato
semplicemente dal caso o dalla mano divina a seconda dei punti di vista, l’acqua
del Seveso ha invaso la Linea 3 sino alle fermate di Sondrio e Stazione
Centrale, e sono occorsi ben 9 giorni perché potesse riprendere a funzionare
regolarmente. Nel settembre 2010 la Linea 5 non era ancora entrata in funzione;
se teniamo conto che in viale Zara essa discende per transitare sotto alla Linea 3,
si comprende bene la necessità – alla quale il blog di CCM intende dare voce –
di ottenere un quadro chiaro della situazione, una descrizione realistica dei
rischi connessi, dei modi in cui questi possono essere affrontati e, più in
generale, delle soluzioni che l’Amministrazione ha allo studio per risolvere
questo grave problema.
Nel documento che ho diffusamente
citato vi è infine un grafico sorprendente, almeno per un cittadino
evidentemente poco informato come me:
Di qui si vede che il corso
sotterraneo del Seveso in corrispondenza di via Restelli si abbassa sino a 26 mt
dal livello stradale, per poi risalire. Se parliamo di fluidi in senso stretto,
questo non costituisce manifestamente un problema. Tuttavia non è azzardato
supporre che, soprattutto in tempo di piena, le acque del Seveso non si possano
definire esattamente incontaminate; ma che trasportino con sé detriti con
superiore peso specifico, i quali molto probabilmente finiranno per depositarsi
– accumulandosi – sul fondo della sella. Ben inteso: se così stanno
effettivamente le cose, e la strozzatura di fatto si restringe ulteriormente,
sorge allora un’altra domanda spontanea: con quali mezzi e
tecnologie è possibile mantenere sgombro il letto di un corso d’acqua a 26 mt
di profondità in un’area completamente urbanizzata?
Nel prossimo post sentiremo
quello che il sig.Brusa intende dirci sull’argomento “Seveso”.
Milano 11 ottobre 2012 Claudio Conti
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