“Lei se la sentirebbe di
percorrere da solo quella strada in una sera di inverno?” mi chiede la signora
Pia Marchetto di Zona 9.
Effettivamente la prospettiva non
sembra incoraggiante, da quello che appare nella fotografia. Obietto che questa
non è certamente l’unica strada apparentemente poco sicura a Milano; ma l’obiezione
non basta ad attenuare l’indignazione della signora Marchetto, che aggiunge: “certamente
è l’unica che finisce nel nulla.”
Non vi è dubbio che la situazione di Via
De Angelis costituisce una aberrazione dal punto di vista urbanistico, come
mostra la figura seguente:
Chiunque si aspetterebbe che i
cittadini di via De Angelis potessero liberamente incamminarsi per la via De Gasperis,
e di qui raggiungere i viali di scorrimento principali, come viale Ca’ Granda e
viale Suzzani.
Non è così. Una barriera nel punto di cerniera tra De
Angelis e De Gasperis costringe ad imboccare il viottolo dell’immagine di
apertura, che dirige verso la tortuosa via Val Cismon. Un tempo l’accesso a quest’ultima
era consentito soltanto al traffico locale; ahimè da qualche anno la scuola
omonima è diventata un istituto privato di lingua inglese, sicché oggi all’orario
di apertura (8-9.30) si contano circa 400 (!) automezzi anche di grossa cilindrata,
e poco meno di 300 alla chiusura (15-16.30). Gli effetti sono ben descritti
dalle immagini che seguono:
Si noti la nonna che sospinge il
passeggino del nipotino (o della nipotina), tallonata dappresso da una
macchina; mentre un’altra anziana signora è costretta dalla mancanza di un
marciapiede a scendere sul piano stradale.
Come mai tutto questo? Dietro via
De Angelis vi è una storia singolare, quasi incredibile che, con l’aiuto della
signora Marchetto e dell’infaticabile signor Brusa non nuovo a chi ci legge,
merita di essere conosciuta. Il seguito, come si suol dire, al prossimo numero.
Milano, 27 Giugno 2012 Claudio
Conti